Questa mattina i carabinieri del Ros e del comando provinciale di Enna, in Barrafranca (En), Pietraperzia (En), Catania, Palermo e Wolfsburg (Germania), nell’ambito dell’operazione “Ultra, hanno dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip presso il locale Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica di Caltanissetta, Direzione distrettuale antimafia, a carico di 46 soggetti (tra i quali un minorenne, all’epoca dei fatti) ritenuti affiliati o contigui alle famiglie mafiose di Barrafranca e Pietraperzia. Uno degli affiliati di spicco del sodalizio, Giuseppe Emilio Bevilacqua, è stato localizzato e catturato in Germania grazie al supporto del Bka e della polizia tedesca, con il coordinamento operativo dell’Agenzia di Polizia europea Europol. I reati contestati, a vario titolo, sono associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e allo smercio di stupefacenti, estorsioni, corruzione aggravata dall’aver favorito l’associazione mafiosa, detenzioni di armi e assistenza agli associati. Contestualmente è stato notificato anche un decreto di sequestro preventivo di beni (società, beni immobili e conti correnti) per un valore di oltre un milione di euro.
C’era anche un appalto da 7,5 milioni di euro per la gestione dei rifiuti nel comune ennese di Barrafranca nel piano di riappropriazione del controllo del territorio messo a punto da Raffaele Bevilacqua, finito in carcere nell’ambito del blitz ‘Ultra’ disposto dal gip di Caltanissetta su richiesta della Dda nissena. L’uomo, dopo il suo ritorno dal carcere a seguito della concessione degli arresti domiciliari, aveva progettato la riorganizzazione della famiglia mafiosa ennese “mettendo in moto – sostengono gli investigatori – una serie di azioni criminali volte ad assumere il pieno controllo del territorio e assicurarsi lauti ritorni economici”. La famiglia Bevilacqua, Raffaele e i figli Flavio Alberto e Maria Concetta, anche loro in arresto, “agiva con l’ausilio di Alessandro Salvaggio e del figlio Salvatore”, oltre che di “Salvatore Privitelli e Luigi Fabio La Mattina, imponendo all’Ati agrigentina vincitrice dell’appalto – ancora i carabinieri – l’affitto degli spazi per il ricovero dei mezzi”.
L’importo annuo era di 27 mila euro: per i carabinieri un vero e proprio “pizzo” pagato attraverso bonifici che facevano apparire i pagamenti come “regolare canone di locazione”. Secondo gli inquirenti, inoltre, la riaffermazione della presenza sul territorio “passava anche attraverso azioni meno sofisticate e più ‘tradizionali'”, come l’attentato incendiario commesso ai danni di un supermercato di Barrafranca, nella notte del 15 settembre 2018. I carabinieri non hanno dubbi: “Una azione finalizzata a mandare un chiaro segnale a tutte le attività commerciali di doversi mettere ‘a posto'”.
Anche il traffico di droga doveva essere gestito “in toto” dalla famiglia mafiosa: una decisione “stabilita d’imperio” da Bevilacqua. Individuati i fornitori sulla piazza di Catania, a cui si erano rivolti Salvatore Privitelli e Fabio Luigi La Mattina. La gestione delle piazze di spaccio, secondo il racconto dei carabinieri, sarebbe stata demandata a Salvatore Strazzanti e Andrea Ferreri, mentre Filippo Bonelli, Davide e Valentino La Mattina erano “deputati” al controllo e alla raccolta del denaro provento dello spaccio da consegnare ai vertici della famiglia. La droga, cocaina e marijuana soprattutto, veniva spacciata anche attraverso l’impiego di minorenni. (CataniaOggi)